Il Fatto
Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, Cefalonia, un’isola greca del Mar Ionio, occupata dagli italiani già dal 1941, si trova di fronte all'ultimatum dei tedeschi: resa o fucilazione. In seguito alla dissoluzione delle forze armate lasciate senza ordini dal re Vittorio Emanuele III nella sua fuga verso il Sud Italia in mano agli Alleati, a differenza della maggioranza delle altre grandi unità che, complice la situazione geografica e la vaghezza degli ordini, si arrendono ai tedeschi, la Divisione Acqui di stanza nell’isola, decide di resistere. I tedeschi, per i quali comunque Cefalonia e Corfù hanno una rilevante importanza strategica, poiché controllano l'accesso al golfo di Corinto, decidono di prendere con la forza il controllo dell'isola dopo aver inviato un ultimatum al comando italiano, accompagnandolo con varie azioni belliche, come il disarmo di reparti e batterie isolati, e la presa di prigionieri italiani. Dapprima viene cercato un possibile accordo, che prevede il rimpatrio della divisione, ma ciò non rientra nelle eventualità previste dai tedeschi. Nel momento in cui questi ultimi cercano di occupare militarmente l'isola, si verifica una reazione armata da parte italiana e le ostilità iniziano su larga scala.  Al gen. Gandin, come agli altri comandanti di divisione, infatti, viene dato all’inizio l'ordine di cedere le armi collettive e di trasferire il controllo del territorio ai reparti tedeschi: "Seguito mio ordine dell'8 corrente Stop. Presidi costieri devono rimanere attuali posizioni fino at cambio con reparti tedeschi non oltre però ore 10 giorno 10 Stop. Pertanto una volta sostituite Grandi Unità si concentreranno in zone che mi riservo fissare unitamente a modalità trasferimento Stop. Siano lasciati ai reparti tedeschi subentranti armi collettive et tutte artiglierie con relativo munizionamento Stop. Consegna armi collettive per tutte Forze Armate Italiane in Grecia avrà inizio at richiesta Comandi Tedeschi at partire da ore 12 di oggi. Generale Vecchiarelli". L'ordine chiaramente è dettato dai tedeschi, proprio perchè Cefalonia e Corfù sono di rilevante importanza. Essi in poche ore assumono il controllo del comando italiano in Grecia, mentre il senso di isolamento e di solitudine di fronte alla presenza ostile dei tedeschi si diffonde tra le divisioni italiane. Gandin si rende conto che la situazione è drammatica; tra il 9 e l’11 settembre si svolgono estenuanti trattative tra Gandin e il tenente colonnello tedesco Barge, che intanto fa affluire sull’isola nuove truppe. L’11 settembre arriva l’ultimatum tedesco, con l’intimazione di deporre le armi. All’alba del 13 settembre batterie italiane aprono il fuoco su due navi da sbarco cariche di tedeschi. Barge risponde con un ulteriore ultimatum, che contiene la promessa del rimpatrio degli italiani una volta arresi. Gandin chiede allora ai suoi uomini di pronunciarsi su tre alternative: alleanza con i tedeschi, cessione delle armi, resistenza. In realtà l'ordine di resistere era arrivato dal comando supremo di Brindisi; ma Gandin vuole, comunque, verificare l'umore dei suoi soldati. La mattina del 14 Gandin invia al comando tedesco la sua risposta definitiva: la divisione Acqui non accetta di consegnare le armi e decide di combattere. Il 15 settembre comincia la battaglia, con drastici interventi degli aerei Stukas che mitragliano e bombardano le truppe italiane. Mercoledì 21 settembre i tedeschi entrano ad Argostoli, capoluogo dell'isola di Cefalonia. Nella stessa mattina, il generale Antonio Gandin dal suo quartier generale alza bandiera bianca. Ogni resistenza armata delle truppe italiane cessa: la città di Argostoli è distrutta, 65 ufficiali e 1.250 soldati sono i caduti in combattimento. L’Acqui si deve arrendere e la vendetta tedesca sarà spietata. Il Comando superiore tedesco ribadisce che "a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana, il generale Gandin e i suoi ufficiali responsabili devono essere immediatamente passati per le armi secondo gli ordini del Führer". La Wehrmacht a Cefalonia non farà prigionieri. Il 24 settembre il generale Gandin viene fucilato alla schiena; molti soldati italiani con i loro ufficiali sono sterminati dal tiro delle mitragliatrici. L’impresa della divisione Acqui giunge così al suo epilogo. Da allora il nome della divisione è legato indissolubilmente all'eccidio di Cefalonia da parte dei tedeschi.  
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