Il Giappone entra in guerra
Per il Giappone è una scelta di natura politica e militare quella di allearsi  con l'Asse. Il governo militare di Tokio ha come obiettivo quello di creare un impero giapponese sul modello di quello inglese, proponendosi come concorrente degli europei nel colonialismo. E le nazioni colonialiste nel Pacifico sono Inghilterra, Francia, Stati Uniti e Olanda. Dato il desiderio di guerra e di espansione del nuovo governo, è impensabile rimanere fuori da una guerra mondiale e, visto quali sono i territori in cui può espandersi, e che, a parte la Cina, sono tutti quanti nelle mani degli alleati, è inevitabile che i giapponesi combattano con l’Asse. A parte queste ragioni ci sono comunque già accordi precedenti sia con la Germania sia con l'Italia, non solo dovuti alla prospettiva di una guerra, ma anche alla comunanza di idee: sono tutte e tre stati nazionalistici, autoritari e imperialistici. Il governo giapponese non è totalitario nel senso in cui lo è il nazismo, assomiglia di più al fascismo, ma con una propaganda che  mira a creare dei soldati veri, a differenza dei soldati da parata di Mussolini. Uno stato come quello giapponese non avrebbe potuto fare amicizia con le democrazie occidentali, a differenza del fascismo che, con scelte diverse da parte di Mussolini (specie sulla guerra di Etiopia) avrebbe potuto tranquillamente combattere a fianco degli alleati. La retorica in Giappone contro Inghilterra e America è del tutto simile a quella fascista in Italia ("gli inglesi sono il popolo dei cinque pasti", "l'Italia proletaria merita il suo posto al sole"), i giapponesi vedono se stessi come una piccola nazione modernizzata e potente, che merita di diventare una grande potenza, ma si sente  strangolata da tutte le parti dalle vecchie potenze ottocentesche.
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