I prigionieri dopo l’8 sett. ‘43 La collina degli eventi “Il Miramonti” racconta... ...il campo PW43
Vita di Spasoje M. Radovanovich Spasoje M. Radovanovich, è nato a Radunovici - Podgorica - Montenegro il 17 novembre 1916. A causa dell’occupazione del Montenegro da parte degli austriaci avvenuta nel 1917, lui e i rimanenti componenti della famiglia Radovanovich, madre e quattro figli (oltre a tre che unitamente al padre si trovavano al fronte), dopo aver avuto incendiata e distrutta la casa dagli invasori, sono costretti a peregrinare sino a stabilirsi di tappa in tappa nel paese di Pec’, ai confini con la Serbia, rifugiandosi nel santuario di Decani, dove rimangono fino alla fine della guerra. Nella città di Pec’ il giovane frequenta le scuole fino alla quinta ginnasio, poi continua gli studi a Novi Sad con due anni di liceo scientifico e, infine, completa con l’ultimo anno a Semlino (Belgrado), dove ottiene la maturità scientifica nell’anno 1934-35. Entrato nell’accademia militare di Belgrado nel 1935, viene promosso sottotenente nell’ottobre 1938 e destinato in servizio a Stip (Macedonia) sino all’inizio della guerra nel 1941. Preso prigioniero dai tedeschi ai confini con la Bulgaria e deportato in Germania, dopo sette mesi viene trasferito in Italia, prima a Fiume, quindi a Sulmona, ed infine a Garessio sempre in un campo di concentramento. All’armistizio dell’8 settembre 1943 evade dalla prigionia e con l’aiuto della famiglia Dodino, attraverso una serie di peripezie, riesce a rifugiarsi a Quiliano (SV). Per ben tre volte ricercato dai tedeschi e dalle SS italiane, evita la cattura mentre la famiglia Dodino viene perseguitata e minacciata di morte. Il 20 febbraio 1944 entra nell’ organizzazione del Comitato di Liberazione Nazionale di Savona e raggiunge le formazioni partigiane autonome del IV Gruppo Divisioni Alpine Langhe del comandante “Mauri”. Il 25 aprile entra in Savona con la Divisione Autonoma “Fumagalli”. Dopo la liberazione svolge le mansioni di Ufficiale di collegamento presso il Comando CVL della seconda Zona ligure, quindi passa al Distretto militare quale incaricato al rilascio dei salvacondotti ed infine come Ufficiale di Polizia presso la Questura di Savona. Nel 1945 si unisce in matrimonio con Caterina Dodino, componente della famiglia che lo ha aiutato a fuggire dai tedeschi. Dal suo matrimonio nasce un figlio nel 1949. Impiegato presso la Società Industriale Fulgurcavi di Genova, si stabilisce con la famiglia a Quiliano. Fa parte del Consiglio direttivo generale dell’Associazione Partigiani Autonomi della Liguria-FIVL, in qualità di vice segretario-tesoriere. Durante la guerra di liberazione ha perso tre fratelli, uccisi in combattimento contro le forze nazi-fasciste, uno dei quali appartenente alle formazioni partigiane italiane di Macerata, ove è sepolto.
Radovanovich è deceduto nel 1976.